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martedì 11 aprile 2017

Un'attesa dolce-amara

Quella del mio secondo figlio non è stata esattamente una dolce attesa. Non che la prima sia stata uno spasso, ma questa volta oltre alla tocofobia e ai vari fastidi tipici della gravidanza si è aggiunto un problema vero. L'unico, tra i tanti, che sapevo con certezza non si sarebbe concluso con una soluzione.

Mentre un uomo della mia vita stava per arrivare, un altro stava per andarsene. Nello stesso momento, mi sono ritrovata ad aspettare la vita e la morte. Un'attesa dolce-amara, quella che ho dovuto vivere per 7 mesi.

Quando finalmente (sì, finalmente, in casi come questi è proprio il termine giusto purtroppo) il giorno della Festa del Papà ho salutato per l'ultima volta il mio, mi sono ritrovata a guardare di nuovo davanti a me. Prima non lo facevo: guardare avanti, immaginare la nascita del Fratellino, pianificare le vacanze estive, fare programmi lavorativi a lungo termine significava immaginarsi un futuro in cui lui non sarebbe stato più tra noi. Come potevo farlo senza sentirmi in colpa?

Oggi posso farlo, e posso perfino azzardarmi a farlo abbozzando un sorriso.
Ad aiutarmi a superare questo momento naturalmente ci ha pensato lei, Emma.

Stasera, per dire, mi ha chiesto di smettere di lavorare e di riposarmi un attimo, per il bene del Fratellino. Ho obbedito e mi sono distesa sul letto. Lei è uscita dalla camera ed è rientrata poco dopo trascinando il suo Pisolone. Quello che la sua mamma avrebbe tanto desiderato da piccola ma che non ha mai trovato sotto l'Albero di Natale. Mi ha coperto, stando ben attenta a rimboccarmelo sotto al pancione. Poi ha chiuso le tende, e si è messa a scribacchiare qualcosa su un foglio. Poco dopo è uscita di nuovo per rientrare con il Gufo Antipaura, il peluche che abbraccia per dormire. Me lo ha messo tra le braccia e mi ha accarezzato. Poi mi ha infilato in una mano un foglio. Sbirciando, al buio, mi sono resa conto che ci aveva disegnato noi due, sorridenti. Me ha risistemato le coperte ed è stata presa da un attacco di tosse. Per non svegliarmi, ha cacciato la testa su un cuscino per soffocare il rumore. Dopo un'altra carezza mi ha messo al collo quella collana a cui tengo tanto, quella che papà mi aveva portato da un viaggio di lavoro almeno 20 anni fa.

E ok. Sistemandomi le coperte più e più volte mi ha sottoposto a un trattamento caldo-freddo che mi avrà riattivato la circolazione da qui ai prossimi due mesi, mettendomi la collana al collo mi ha quasi strozzato, e alla fine mi ha svegliato (dolcemente, per carità) solo perché voleva guardare il trailer dei Puffi sull'iPad e non le andava di togliere l'audio. Però che diavolo, sono stati i 10 minuti più belli delle ultime settimane, e me li ha fatti vivere una piccoletta di 5 anni che ho messo al mondo e ho cresciuto IO.

Se una cosa del genere non ti fa rialzare gli occhi verso l'orizzonte...


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