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giovedì 22 gennaio 2015

La sua prima metafora

I bambini non spaccano solo le balle: a volte riescono a spezzarti anche il cuore.
Ora che la gnoma finalmente parla un discreto italiano, poi, non è raro che se ne esca con domande o affermazioni in grado di colpirmi, abbattermi. Asfaltarmi. CRACK.

Come stamattina.

Ogni mercoledì accompagno la Gnoma all'asilo sapendo che la rivedrò soltanto la mattina dopo perché per una serie di impegni fissi della sottoscritta e di Marito, il pomeriggio vanno a prenderla i nonni che se la spupazzano fino al giorno dopo. Pur di vederla anche solo 10 minuti, il giovedì mattina vado a prenderla a casa dei nonni e la accompagno io all'asilo.

Stamattina era più dolce del solito. Ancora mezza addormentata, mi ha intrattenuto durante il (troppo) breve tragitto in auto illustrandomi le meraviglie di un giornalino che le aveva comprato la nonna. Una volta all'asilo, le ho infilato le pantofoline con la lentezza di un bradipo, per godermela un po' di più. Poi l'ho abbracciata e lei ha ricambiato, stringendo forte le braccine attorno al mio collo.

"Mamma, siamo come Boo e Gatto?" mi ha sussurrato all'orecchio.
CRACK.
Il suono del mio cuore che si spezzava devono averlo sentito tutti.

Perché Boo e Gatto sono i protagonisti del nostro film preferito, Monsters&Co, e perché la scena a cui si riferiva la gnoma è quella che ogni volta, fin da quando sono bambina, mi fa piangere come una fontana. Quella in cui il grosso mostro spaventa-bambini deve salutare per sempre la piccola Boo.

Emma si è ricordata di quel tenero abbraccio tra i due protagonisti, degli occhi di lui, di quella stretta prolungata che significa molto più che "ciao". E usando la sua prima metafora mi ha detto di aver capito che stamattina avevo più difficoltà del solito a staccarmi da lei.
CRACK.

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